Corto Circuito. Dialogo tra i secoli
ATTORNO A TIZIANO.
L’annuncio e la luce verso il Contemporaneo. Garofalo,Canova, Fontana, Flavin
14 Aprile – 2 Luglio 2017
Mestre, Centro Culturale Candiani
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Dopo il successo della mostra dedicata a Gustav Klimt e alla sua Giuditta II la rassegna Cortocircuito porta a Mestre due giganti dell’arte italiana, Tiziano e Fontana, messi tra loro in dialogo sul tema dell’Annunciazione, soggetto di grande interesse non solo nella storia dell’iconografia antica ma anche per la sua concettualizzazione contemporanea.
Un momento centrale nella storia del Cristianesimo, uno degli attimi decisivi nella storia spirituale dell’umanità.
L’Annunciazione – l’incontro soprannaturale tra l’Arcangelo Gabriele e Maria, gioia della nascita del Figlio e al contempo memento della sua morte, un episodio tra cielo e terra che contempla il mistero dell’Assunzione e quella vita tutta terrena che Maria condividerà con il figlio – è al centro della nuova esposizione progettata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia per Mestre, con la straordinaria collaborazione della Scuola Grande di San Rocco.
Dopo il successo della mostra dedicata a Klimt e alla sua Giuditta II, ecco un nuovo intenso percorso – curato da Gabriella Belli e Luca Massimo Barbero – che mette in dialogo capolavori dell’arte antica e icone dell’arte contemporanea, valorizzando soprattutto il patrimonio dei Musei Civici, accanto ad alcune straordinarie opere provenienti da collezioni private e dalle più importanti istituzioni veneziane, generosissime nel sostenere il progetto per la terraferma.
L’Annuncio, per la sua centralità e per il suo significato, è stato tra i soggetti più indagati nella storia dell’arte, e non solo sacra, di volta in volta adattato al gusto e allo stile delle diverse epoche.
Così la mostra, ospitata nelle sale del Centro Culturale Candiani – trasformate dal genio scenografico di Pier Luigi Pizzi – ripercorre, dal 14 aprile al 2 luglio 2017, la vicenda iconografica di questo complesso tema e il visitatore viene portato alla scoperta della sua evoluzione storica, in un dialogo tra passato e presente fatto di cortocircuiti visivi ed emozionali.
È il Mercurio alato, Hermes, la preziosa scultura del Giambologna (XVI sec.) proveniente dalle collezioni della Galleria Franchetti, che c’invita ad entrare nella mostra, con un gesto della mano che indica il mondo ultraterreno: il messaggero degli dei della mitologia greca, portatore di sogni ma anche delle anime agli Inferi, non precorre forse l’immagine di quell’angelo che porterà la lieta novella a Maria?
Quindi la mostra procede mostrando le fonti più antiche come i preziosissimi fogli miniati e testimonianze rarissime, che vanno dall’Antifonario del Secondo Maestro di San Domenico a preziosissimi Libri d’ore, come quello del Maestro dei tralci dorati proveniente dalla Biblioteca del Museo Correr.
Si viaggia nei secoli e si scoprono opere nelle collezioni lagunari molto spesso ignote, come una tavola del XIV secolo di ambito veneto che sarà una vera scoperta per i visitatori (che non l’hanno mai vista esposta) o un trittico di Lazzaro Bastiani di fine Quattrocento, entrambi nelle collezioni civiche. Straordinaria è anche la scelta di opere grafiche, tra cui un nucleo di fogli di Gaspare Diziani, un bel pastello di Rosalba Carriera e un’importante Angelo annunciante di Palma il Giovane, proveniente dai depositi del Museo Correr.
Perno e culmine dell’esposizione è comunque il pittore veneziano per eccellenza, Tiziano Vecellio, con la sua Annunciazione prestata dalla Scuola Grande di San Rocco, quel luogo severo e straordinariamente ricco d’arte, dove anche il Doge poté ammirarla in una storica visita rievocata in una tela del Borsato.
Accanto a questo capolavoro, anzi in dialogo con esso, ecco l’Annunciazione di Benvenuto Tisi detto il Garofalo – oggetto di un recente restauro- che per la prima volta lascia la Fondazione Giorgio Cini.
Il più importante accadimento della storia religiosa occidentale è qui raccontato tra meraviglia e quotidianità come rivelano il cesto dipinto dal Maestro veneziano o lo stipetto pieno di oggetti inserito dal pittore ferrarese nella scena biblica.
Con l’Annunciazione di Antonio Canova (1820-1823), prezioso bassorilievo prestato dalla Gipsoteca di Possagno, in dialogo con “Concetto spaziale. Teatrino” di Lucio Fontana, si cambia prospettiva. Luminosità, purezza, mancanza quasi di organicità. “Entrambi sospesi –sottolinea Luca Massimo Barbero – in un silenzio superiore fatto di luce bianca, come talvolta è stato rappresentato l’angelo, essere di luce e portatore di luce divina e dello Spirito”.
“Ecco farsi strada – scrive la direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia Gabriella Belli – nella più estrema concettualizzazione dell’idea stessa di annunciazione, la luce come sintesi e simbolo di una spiritualità senza barriere e aperta a ogni Credo, abbagliante come abbagliante dovette essere la Parola che cambiò il corso della storia spirituale occidentale”.
Il mistero della luce appare in tutta la sua forza anche nello straordinario Sole in Piazza San Marco, della serie delle “Venezie”, in cui Lucio Fontana traduce concettualmente ciò che evoca in lui la città lagunare e la sua iconica piazza, sede della basilica marciana, luogo splendente per eccellenza.
Fontana traduce la materia in luce, in un’esplosione giallo oro punteggiata da piccole pietre preziose, frammenti di vetro che ricordano i mosaici della della basilica. Un’epifania.
Nel grande dipinto si condensa tutta la sua poetica: “Io buco – diceva Fontana – passa l’infinito da lì, passa la luce, non c’è bisogno di dipingere”.
In mostra il tema della luce continua nei lavori di Liz Larner, Arthur Duff, Aldo Grazzi e del californiano Barry X Ball che mescolano luce, neon, oro; ma soprattutto appare prepotente in quella che è stata definita la “teologia dei tubi al neon” di Dan Flavin, eccezionalmente in mostra a Mestre.
Il grande artista americano, protagonista dell’arte minimal e concettuale degli anni Sessanta non a caso ha iniziato la sua vicenda biografica con un lungo periodo trascorso in seminario per diventare gesuita. Dopo aver scoperto il lavoro di Flavin, Giuseppe Panza di Biumo, suo grande estimatore, scrisse: “Fu una rivelazione. Le lampade fluorescenti mi apparivano un nuovo mondo di emozioni da esplorare… Era l’apparizione di un’immagine soprannaturale… Era arte religiosa…la via verso l’assoluto”.
Il secondo ‘900 si fa talvolta dissacrante e irriverente. Luigi Ontani in una sua performance (1973) rievoca l’Annunciazione travestendosi come angelo annunziante con il giglio in mano.
C’è un’ambiguità canzonatoria e narcisistica in ciò, ma è anche il segno che la spiritualità contemporanea, ormai soggettiva e laica, ha ancora bisogno di confrontarsi con questo evento straordinario, di esplorare attraverso l’arte il mistero dell’Annuncio.
Leggi gli approfondimenti:
Percorso scenografico: Pier Luigi Pizzi
A cura di Luca Massimo Barbero e Gabriella Belli
In collaborazione con la Scuola Grande di San Rocco in Venezia
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