La giovane Europa, principessa della città fenicia di Tiro, è intenta a giocare presso la costa quando un toro bianco le si accosta docilmente, prostrandosi ai suoi piedi. Sotto le sue sembianze si nasconde Zeus, che rapisce la fanciulla e la porta per mare a Creta, dove ella concepirà tre figli, tra cui Minosse, futuro re dell’isola. Veronese mostra la toilette della giovane prima della partenza: assistita da una corte di ancelle e da amorini in volo, Europa viene abbigliata con vesti eleganti e ornata di perle candide come la sua carnagione purissima. I capelli d’oro sono intrecciati con boccioli di rose. Corone di fiori volteggiano nell’aria primaverile, rallegrando la scena. Il volto della donna non mostra alcun segno della terrificante esperienza di violenza latente nel mito. Nulla del tormento dell’Europa di Tiziano (Boston, Isabella Stewart Gardner Museum) è visibile in questa scena; al contrario, l’eroina di Veronese acconsente al rapimento con la stessa innocente e fiabesca curiosità di una giovane sposa che si prepara per il talamo nuziale. Il gusto leggiadro dei temi profani introdotto da Veronese inaugura il festoso senso decorativo della favola classica ambientata en plein air, che sarà poi del rococò settecentesco. L’opera, commissionata da Jacopo Contarini per il palazzo di San Samuele, risale all’incirca all’ottavo decennio del Cinquecento e si attesta da subito come il fortunato prototipo di una serie di repliche e copie. Fu donata a Palazzo Ducale con lascito del 1713 e da allora si trova in Sala dell’Anticollegio.
Autore
Paolo Caliari, detto Veronese (Verona, 1528 – Venezia, 1588)