Alla IX Biennale di Venezia, nel 1910, il maestro della secessione viennese Gustav Klimt presenta una sala personale con 22 opere. Il comitato incaricato delle acquisizioni per Ca’ Pesaro acquista Giuditta II per la somma di 9.900 lire; l'opera diventerà icona e simbolo della collezione del Museo. Preceduta da una versione del 1901, Judith I, conservata a Vienna, il capolavoro di Ca' Pesaro rappresenta l’eroina del popolo israelita che, per salvare dall’assedio la città di Betulia e impedire l’invasione della Giudea, decapita Oloferne, generale di Nabucodonosor, re degli assiri. Giuditta è raffigurata nell’atto di estrarre la testa di Oloferne dalla bisaccia per mostrarla ai betuliani assediati. Per molto tempo il soggetto fu confuso con il personaggio di Salomé, protagonista dell’uccisione di Giovanni Battista, malgrado le differenze iconografiche che contraddistinguono i due episodi biblici. La notevole diminuzione della componente aurea in “Giuditta II” rispetto alle opere del periodo dorato di Klimt, è testimone del passaggio ad uno stile nuovo; l'eroina biblica è qui una donna moderna, sensuale e tragica, abbigliata con arabeschi e innesti geometrici, mentre la verticalità della rappresentazione è accentuata da due fasce piane laterali in legno dorato.