Nel corso del Settecento si perfeziona la tecnica del pastello, che trova subito un grande successo. La sua consistenza morbida e sfumata si presta a una perfetta traduzione dei valori materici, in particolare dell'epidermide umana, circostanza che lo fa divenire lo strumento preferito nella ritrattistica. A inizio secolo è Rosalba Carriera a portare la tecnica al limite delle sue possibilità, con una bravura che la rende l’artista della Penisola più celebre in Europa. Le sue opere sono contese da regnanti e principi e riceve frequenti inviti per recarsi nelle corti di tutto il continente. Tutti gli stranieri in visita a Venezia fanno a gara per farsi ritrarre dalla “celebre Rosalba”. Il Gentiluomo in rosso, rimasto purtroppo ancora anonimo, ne spiega facilmente le ragioni. Concentrandosi solo sul volto dell’effigiato (nei suoi pastelli non compaiono mai le mani), la pittrice rivela tutta la sua capacità di lettura dell'animo umano, sintonizzandosi sul registro emotivo della persona che si trova di fronte. L’artista, con il suo inconfondibile segno vibrante, coglie gli elementi salienti della personalità più intima dell’uomo: la bocca volitiva, stretta in un sorriso appena accennato e lo sguardo vanitoso, velato però da una vacua malinconia.