La piccola la Crocifissione – certo quadro “da stanza” per la devozione privata – è una ulteriore prova della maturità e grandezza presto raggiunti dal giovane Giambellino. Vi sono ancora sensibili i caratteri derivati da Mantegna: l’incisività del segno preciso e minuto che cesella nitide le figure, la monumentalità di queste, la tipologia caratteristica di elementi del paesaggio come la resa delle rocce. Ma, pur basato su chiare suggestioni fiamminghe, è tutto e solo di Giovanni l’impianto spaziale, dove in primo piano avviene la rappresentazione drammatica del sacrificio di Cristo; evento storico dirompente, eppure inserito nella quotidianità della vita umana che, appena dietro la scena del dramma e senza soluzione di continuità, fluisce in un discendente paesaggio cristallino di impressionante ampiezza e profondità. È questo rappresentato in minutissimi particolari di uomini, animali, acque specchianti, densa vegetazione, chiarità di luce, purezza d’aria. Insomma: altezza di concezione poetica, capacità di coinvolgimento emozionale, altissima qualità pittorica. Tutto ciò rende questa tavoletta uno dei massimi capolavori non solo di Giovanni Bellini, ma di tutta la pittura italiana del Quattrocento.