Costume da Arlecchino composto da giacca, pantaloni, calze, scarpe, berretto e batocio appartenuto a Marcello Moretti (Venezia 1910– Roma 1961), attore teatrale il cui punto più alto è considerato il ruolo di Arlecchino nell’Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni per la regia di Giorgio Strehler, ruolo per il quale fu amato dalla critica e applaudito dal pubblico mondiale in numerose tournée internazionali. A lui succedette Ferruccio Soleri, devoto allievo di Moretti nella tecnica recitativa dell’Arlecchino.
Arlecchino entra nei palcoscenici al tempo dei saltimbanco, dei cerretani e simili che hanno percorso le piazze e le fiere italiane sin dal Medioevo. Lo Zanni dei cerretani è presente in molte raffigurazioni (es. l'incisione della Fiera dell’Impruneta di Jacques Callot) sia anteriori che posteriori alla sua nascita come personaggio della Commedia dell'Arte. Arlecchino è un personaggio diretto discendente di Zanni dal quale eredita la maschera demoniaca (sebbene spesso la maschera di Zanni sia stata rappresentata bianca) e la tunica larga del contadino veneto-bergamasco. Infatti la prima incisione di Arlecchino, che si trova nel libro Composition de Rhétorique (1601 ca), di Tristano Martinelli, forse il primo Arlecchino o il primo attore che impose una forte presenza scenica a questo personaggio, porta ancora la tunica larga con molto bianco e alcune pezze colorate sparse. Ma già sin dalle incisioni della Raccolta Fossard (1580 ca), precedenti a Martinelli, Arlecchino appare invece con un vestito molto aderente, quasi una calzamaglia; da questo alcuni deducono che Arlecchino discenda direttamente dai giocolieri di strada che notoriamente avevano il costume attillato.