La coppa in vetro murrino fa parte del consistente nucleo di oggetti provenienti dalle necropoli dalmate di Jadera, Aenona e Asseria, le odierne Zara, Nona e Asseria. In origine ospitati nel Museo di San Donato di Zara, questi oggetti, con altra parte del patrimonio del Museo, vennero trasferiti a Venezia per motivi di sicurezza durante la Seconda guerra mondiale. A seguito di lunghe trattative diplomatiche, con la firma dell’accordo italo-jugoslavo nel 1961 si stabilì che il materiale archeologico zaratino dovessero rimanere in Italia. Nel 1963 i vetri furono consegnati in deposito al Museo del Vetro di Murano, mentre i restanti reperti non vitrei rimasero conservati presso il Museo Archeologico di Venezia. La tecnica del vetro-mosaico o vetro murrino sembra risalire al XV secolo a.C., ma conobbe il suo momento di maggior splendore nell’antichità durante il periodo ellenistico (fine III – II secolo a.C.) e poi in epoca romana (I-II secolo d.C.), con una straordinaria varietà di motivi decorativi e di colori. Sotto questa denominazione sono comunemente raggruppati i manufatti vitrei realizzati a partire dalla creazione di una piastra ottenuta per fusione di canne di colori e sezioni diverse, poi modellata a caldo in forma concava (o soffiata). Questa coppa a nastri policromi è ottenuta tramite fusione in stampo di bacchette vitree di colori diversi e di bacchette con decoro a fili ritorti, accostate parallelamente.
Autore
Officina forse nord-italica o di area orientale (Alessandria?)
Tecnica
Vetro murrino a nastri policromi
Dimensioni
h. cm 6,5; diam. max cm 9,8
Inventario
IGVE 347 (ex Zara, 5345); 05/00048428 - Deposito dello Stato, 1963 - Provenienza Zara, Museo di S. Donato, Necropoli di Zara, Nona e Asseria