Questo recipiente in filigrana a reticello, la cui datazione va collocata agli ultimi decenni del XVII secolo o all’inizio del XVIII, presenta un corpo cilindrico con base piana, sotto la quale sono applicate come base d’appoggio tre sferette di vetro soffiate con leggere nervature. Due anse di cristallo con filamenti di lattimo inglobati a spirale, decorate da tre more applicate, sono saldate alle pareti. Particolarmente interessante è il coperchio con prese circolari e more a stampo. Il pezzo può essere correttamente identificato, come fece per primo Paolo Zecchin nel 2009, con quelle che in vari documenti della fine del XVII secolo e dell’inizio del successivo vengono definite cantinette o, a Venezia, canevette, ossia contenitori per il vino (caneva in veneziano è il luogo dove si conserva il vino). Questi recipienti erano corredati dai pesconcini, flaconi o piccole caraffe in cui era contenuto il vino per ciascun commensale, raffreddato dal ghiaccio posto all’interno della canevetta. La filigrana a reticello (redexello) venne ideata poco prima della metà del XVI secolo ed è caratterizzata dalla disposizione a intreccio doppio delle canne usate per la decorazione. Essa si presenta quindi come una fitta rete di lattimo all’interno della parete vitrea; in ciascuna maglia della rete resta imprigionata una minuscola bolla d’aria, che costituisce così un elemento decorativo caratteristico della filigrana a reticello, la quale richiede un processo di lavorazione più lungo e difficile rispetto alla filigrana a retortoli ed una particolare abilità esecutiva.