In questa olio su tela del 1750 Pietro Longhi ritrae una caratteristica scena di vita veneziana. Lo sfondo della scena è occupato da un muro di una casa su cui si aprono due finestre; al centro della parete un’iscrizione ricorda l’elezione del parroco della chiesa di San Basilio nel 1750, e permette così di datare il dipinto. A destra, un nobiluomo con tricorno chiede alla popolana seduta di fronte a sinistra tre frittelle (infatti indica il numero con le dita della mano sinistra) per poterne offrire alle due giovani donne che gli sono accanto e averne una per sé. La venditrice di frittelle (in veneziano fritole) ne infilza quattro in uno spiedo prendendole da un cesto ricolmo. Accanto a lei, un ragazzino porta sulle spalle un secondo catino altrettanto pieno. I volti sono assai vivaci e divertiti, quasi caricaturali, e l’atmosfera ricorda un po’ una scena di una commedia di Goldoni. Storia e curiosità: A Venezia numerosissime erano le varietà di dolciumi. A produrre e vendere la frittella, la famosa leccornia, tipica non solo del periodo di Carnevale ma di ogni altra occasione festosa dell’anno, erano i fritoléri, che si riunirono dal Seicento in una Corporazione il cui luogo di ritrovo era chiesa, tutt’oggi esistente, della Maddalena, nei pressi della Ca’ d’Oro. Severe norme regolavano la preparazione delle frìtole, i cui segreti erano trasmessi da padre in figlio. I fritoléri impastavano gli ingredienti su grandi tavole di legno, poi friggevano i dolci in olio o burro (lo strutto veniva usato di meno) e li esponevano, zuccherandoli, su ricchi piatti di peltro o stagno. Per dimostrare la bontà del prodotto venivano esposti gli ingredienti utilizzati, farina, uova, mandorle, pinoli, cedro candito.