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MUVE STORIES
Il gioco e l'azzardo

Venezia si è guadagnata molto presto la fama di capitale del gioco. Già dal Quattrocento era uno dei primi produttori di carte da gioco, si ha notizia di una prima fabbrica aperta nel 1391, e nel 1638 fu la prima città ad aprire un luogo pubblico dove poter giocare d'azzardo, il celebre Ridotto a San Moisè, nel Palazzo Dandolo (venne chiuso nel 1774). I giocatori, nei ridotti, nelle case e in campo, furono molto rappresentati e narrati, basti ricordare i quadri di Francesco Guardi e di Pietro Longhi oggi al Museo del Settecento Veneziano a Ca' Rezzonico o le opere di Goldoni, di cui resta testimonianza nel Museo della Casa di Carlo Goldoni 

Tra i giochi d'azzardo più diffusi, assieme a carte e dadi, si trovano il biribiss, la bassetta, lo sbaraglino, il gioco reale e il gioco della mea. La bassetta era un gioco di carte, con un banco e tre giocatori, lo sbaraglino è l'antenato del backgammon, biribiss e gioco reale sono simili alla roulette, con giocatori che puntano sul quadrato di una tavola o un telo da gioco e un'estrazione, anche il gioco della mea, con la punta di una freccia rotante che casualmente sceglie in un cerchio di immagini, è basato su puntate e casualità.

Il gioco ha fatto parte parte del costume per secoli, nella Venezia cosmopolita e dei mercanti dove anche alcuni Dogi, e le loro consorti, furono celebri giocatori. Restano molti materiali, oggi conservati dal Museo Correr, con giochi da tavolo, solitari, giochi di pazienza, di bambini o di adulti. Alcuni, bellissimi, visibili in questo breve video

Non c'era infatti sicuramente solo il gioco d'azzardo. Esemplare fu ad esempio l'opera di Giovanni Palazzi, stampatore e produttore di carte da gioco che creò una serie dedicata a famose donne veneziane, raccontando così, quasi le carte fossero un mezzo letterario, una singolare storia di Venezia. Anche il suo La virtù in giocco, ovvero Dame Patrizie di Venetia famose per nascita, lettere, per armi, per costumi del 1681 è patrimonio del Museo Correr e si vede qui 

I nostri Servizi Educativi qui ricordano una persona speciale per tutti noi: Teodoro Correr, “papà” delle nostre collezioni.

Nobile di antica famiglia veneziana, collezionista attento ed entusiasta, Teodoro Correr ha vissuto la sua passione in un momento particolarissimo: gli ultimi anni della Repubblica di Venezia e quelli successivi delle dominazioni straniere furono facili per il commercio antiquario, data la disponibilità di oggetti, opere d’arte, biblioteche e collezioni in svendita. In questo contesto Correr riuscì ad accumulare una quantità incredibile di materiali, con tutti i mezzi, qualche volta con pochi scrupoli, qualche volta con poca attenzione critica, spesso con mano felice e intuito fine, certo con originalità.

Alla morte, avvenuta nel 1830, egli donò a Venezia la sua raccolta d’arte, assieme al Palazzo a San Zan Degolà in cui era custodita, e ulteriori risorse destinate a conservare e incrementare la collezione che da lui prende il nome e che costituisce il nucleo fondante del patrimonio della Fondazione Musei Civici di Venezia.

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