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La Fondazione Musei Civici di Venezia aderisce alla campagna nazionale e diffusa #IoRestoaCasa. Se non potete venire nei musei, sono i musei a venire da voi. Ogni due giorni con una newsletter potete ricevere una storia, un'opera, un gioco, non per consolazione ma perché l'arte è vita e la vita è, anche, arte.
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Sono raggruppati sotto la definizione di Ribelli di Ca' Pesaro,
ma non sono mai stati un gruppo di artisti in senso solito. Non avevano un fine programmatico comune, e neppure un comune manifesto, o un comune sentire artistico. Erano accomunati dalla giovinezza dalla loro arte, che a Venezia si esprimeva tra l'accogliente Ca' Pesaro
e l'antagonista Esposizione Internazionale d'Arte, da sempre detta La Biennale. Nel Palazzo Pesaro, secondo le volontà testamentarie della duchessa Felicita Bevilacqua, vedova del generale garibaldino Giuseppe La Masa, che aveva donato il palazzo alla città nel 1898, ci sono studi per giovani artisti e spazi espositivi e l'Esposizione Permanente di Arti ed Industrie veneziane,
nome delle mostre organizzate dal 1908. Anno di insediamento dell'appena ventenne Nino Barbantini nel ruolo di segretario dell'Opera Bevilacqua La Masa, con il presidente Conte Filippo Nani Mocenigo e un Consiglio di vigilanza. Nominato dal Comune, che nel 1902 aveva inoltre deciso il trasferimento nel Palazzo di Ca' Pesaro,
sotto la direzione dello stesso Barbantini, della Galleria d'Arte Moderna ➽
istituita per acquisire le più notevoli opere delle Biennali d'Arte, di cui indiscusso capo all'alba del Novecento è il senatore veneziano Antonio Fradeletto.
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Questa generazione di artisti di Ca' Pesaro si confronta nel passaggio al nuovo secolo con le avanguardie europee, l'espressionismo, il cubismo, il futurismo, alcuni di loro viaggiano, a Parigi, a Monaco. Il loro tratto comune è il rinnovamento della pittura locale, i luoghi e paesaggi prediletti sono le decentrate Burano e Mazzorbo, ma il loro linguaggio
pittorico non è uniforme e sono tendenzialmente poco definibili. Sono autori anche molto diversi fra loro che si sono trovati a un certo punto della loro carriera a esporre a Ca' Pesaro tra il 1908 e il 1919, una fronda antiaccademica che cercava il proprio ruolo nel nascente sistema moderno dell'arte, che gravitava attorno al propulsore Barbantini
e si confrontava coi diversi poli espositivi veneziani e con il mercato dell'arte.
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La prima Esposizione Permanente di Arti ed Industrie veneziane
è del 1908. Ci sono alcuni riconosciuti maestri veneziani, che l'anno prima hanno esposto in Biennale, ad accompagnare la prima mostra dei giovani, che hanno in media 25 anni, tra i quali Gino Rossi e lo scultore Arturo Martini e un giovanissimo Guido Cadorin, che l'anno prima appena sedicenne aveva partecipato alla Biennale. Dove negli anni alcuni artisti di Ca' Pesaro,
con l'importante filtro dell'Accademia, esposero frequentemente, altri meno, o tardivamente. A Ca' Pesaro le esposizioni collettive, di decine di autori, sono sempre accompagnate da personali, con Umberto Boccioni, Felice Casorati, Tullio Garbari, Umberto Moggioli,
Arturo Martini, Gino Rossi, Teodoro Wolf Ferrari, si va costruendo un'identità capesarina.
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Il 18 maggio apre l'Esposizione
del 1913, che per alcune opere soprattutto di Arturo Martini e Gino Rossi e Ubaldo Oppi, viene accusata di essere scandalosamente futurista con conseguente decadimento del decoro veneziano, con stroncature sul giornale nazionalista La Difesa e interrogazioni in consiglio comunale, insomma diventa il casus belli in uno scontro istituzionale di spazi espositivi pubblici. L'anno seguente l'
Esposizione a Ca' Pesaro non viene autorizzata dal sindaco Grimani, che è anche presidente di Biennale, dove non vengono accettate le opere di Rossi e Martini. Gli artisti reagiscono con la Mostra dei rifiutati
che apre il 20 giugno 1914, otto giorni prima dell'attentato a Sarajevo, in una sala al piano terra dell'Hotel Excelsior al Lido di Venezia. Poi viene la Guerra, anche gli artisti di Ca' Pesaro vanno al fronte. Torneranno nel 1919, con alcuni di loro nella Giuria di accettazione e un'importante personale di Pio Semeghini. Nel 1920 i capesarini abbandonano
Palazzo Pesaro per protesta contro l'esclusione dall'esposizione, perché non veneziano, di Felice Casorati (che aveva scelto di non esporre alla Biennale). Nel 1925 Nino Barbantini diventa direttore dei Musei Civici veneziani.
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Nelle collezioni della Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro
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c'è anche il racconto di questa straordinaria stagione, quando nella rappresentazione di Venezia i volti dei pescatori hanno preso il posto di gondole e marine, i colori sono stati stravolti e soggetti noti e riconoscibili sono stati finalmente rappresentati con modi figurativi contemporanei. Nel cambiare della città, hanno cambiato la sua rappresentazione.
Quella di Ca' Pesaro è stata la prima generazione di artisti del Novecento, che pur senza essere una vera avanguardia ha segnato le origini dell'arte moderna a Venezia.
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Seconda edizione del concorso nazionale per giovani artisti istituito dal Comune di Venezia in collaborazione con la Fondazione Bevilacqua La Masa e la Fondazione Musei Civici di Venezia, in particolare la
Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro, che già nella prima edizione ha ospitato l'esposizione dei selezionati, che trovano posto anche nel padiglione veneziano alla Biennale. Il bando di Artefici del nostro tempo
scade il 14 giugno, il tema è quello della Biennale Architettura 2020, How will we live together? (Come vivremo insieme?), comprende diverse discipline: pittura, fotografia, fumetto, poesia visiva, vetro, videoclip musicali e street art. Bando e informazioni si trovano qui
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